Ironia

Non capisco perché ci debbano essere stili, generi, separé stilistici che dividono l’ineffabile in base ai sentimenti che esso provoca. Ciò che scrivo può talora essere la linea di un pensiero che si dimena tra i cunicoli nervosi senza avere l’unica forma di un genere. Una compilation di motivi senza nesso, Bach segue gli Outkast, Van Morrison è subito dopo i Cardigans. Così mi viene in mente l’urlo della folla, imbestialita per il crollo dell’economia in Argentina, assaltare negozi e riempire di sassate le forze armate; i fanatici di Genova che urlano un odio non loro al mondo e vengono percossi a sangue e massacrati di bastonate. Penso alla zingara di via Etnea che per fare passare la tosse a suo figlio gli percuote le spalle vigorosamente, che mi chiede una gomma, poi due e se le mangia entrambe lei. Penso a un giovane che corre ilare per la medesima via, sbattere violentemente su quella testa di cazzo di zingara e travolgerla sotto un autobus. Penso alla convalescenza di un malato terminale nel letto di un nosocomio alzarsi, raccontare una barzelletta. Ridere e fare ridere per l’ultima volta i suoi cari e poi lanciarsi di corsa dalla finestra della sua stanza. È al primo piano e si fa solo male. Un’altra risata. Penso a Calcutta, alla povertà che ha fatto commuovere Madre Teresa. Penso all’aereo con gli alimenti e le medicine che lì è stato mandato. Vedo nella mia mente i bambini festanti ed emaciati che salutano il pilota e vedo il pilota sorridere perché gli aiuti umanitari non sono per Calcutta ma per un altro paese. Vedo la stessa scena in quel paese e vedo l’aereo precipitare sui ragazzini pieni di speranza e ora il pilota non ride tanto. Vedo Michael Stipe urlare al mondo che sta perdendo la sua fede, vedo generazioni di adolescenti con le cuffie ripetere quell’inno. Vedo una ragazzina, in particolare, al ritorno da una passeggiata col suo ragazzo ascoltare per la trentacinquesima volta quel ritornello e ridere con gli occhi, col cuore, con le labbra, ridere così tanto da non accorgersi che un centauro le sta tagliando la strada a 102 kilometri orari. Vedo il dolore del suo fidanzatino al suo funerale e vedo il prete celebrare il rito mentre pensa a cosa troverà a cena. Losing my religion. Vedo un pub, il mio pub e dei ragazzi che si dimenano sul palco violentando i Queen, violentando i Red Hot Chili Peppers, vedo la folla di stupidi idolatranti, che in mancanza di veri miti pensa di assistere già al mito. Vedo tutti quanti ballare e cantare, appicciare stupidamente accendini al suono di Alba chiara, e li vedo mentre ascolto The Memory Remains, li vedo soffocare sotto le macerie del terremoto. L’Etna odia Vasco. Vedo una grigia giornata invernale e un ragazzo sulla vespa, percorrere la sua strada, vedo quella strada contorcersi, come plastica nel fuoco, e ingoiarlo nell’abisso. Vedo l’abisso, vedo musica. Ma poi non vedo più un cazzo perché mi si sono rotti gli occhiali. Vedo Handel divinamente ispirato eseguire passo per passo “Il Messia” in testa e alzarsi di botto per andare a picchiare il figlio che non la smette di piangere. E rido anche per questo. Vedo l’estatico andirivieni di stornelli nel cielo, proclamare al cielo la primavera e vedo altrettanti festanti cacciatori salutare gli stornelli a suon di piombo. L’immagine di poche piume che cadono al suolo è commovente come quella di quei poveri africani morti annegati nell’ultimo naufragio, come quella di Kapo… No, basta! Stavo quasi per seguire la famosa linea, mi stavo conformando! In fin dei conti, Kapo stava giocando in spiaggia e l’onda è stata il suo ultimo cavallo a dondolo, è quasi un’immagine felice. Vedo ora il vuoto dei miei pensieri, la mendicità del mio lessico di fronte alla dirompente e inesprimibile forza delle idee. A volte, anche per dire cazzate, occorrerebbe una Laurea in Lettere Antiche e Moderne e Sub-Moderne. Vedo tanti coglioncelli tornare felici a casa a raccontare ai genitori che la tesi è pronta. E rido, rido perché si sono laureati in una Facoltà in cui qualsiasi lobotomizzato poteva laurearsi, e soprattutto rido perché non trovano a casa i genitori, sono morti in un incidente stradale. Peraltro hanno investito un extracomunitario, uno di quelli che si era salvato dal naufragio. E rido ancora di più. Eccola! Adesso ho l’immagine di quel ragazzino che faceva roteare il gatto tenendolo per la coda e lo ha stramazzato sul cornicione della finestra. Rido per quella zoccola che mi ha dato dell’insensibile perché anche il suo gatto è morto e il cornicione è stato, magari, un cancro. Rido perché l’esorcismo abbia un senso, perché piangere è come ammettere di aver perso. Rido mentre piango. Rido pensando a un ragazzino con la testa fuori dal finestrino mentre oscilla contando le case che attraversano il suo sguardo. Suo padre gli raccomanda di non sporgersi dal finestrino ma voltandosi si ritrova a parlare con un corpicino decapitato e torna indietro a raccogliere la testa, gli dà piangendo lo schiaffo che si è meritato. Rido perché tra gli angeli ce n’è uno senza testa e tra le teste ce n’è una con cinque dita dipinte di rosso sulla guancia. Rido per quella rincoglionita che si è sfondata un timpano per l’abitudine di tenere i cotton-fiocc infilati nelle orecchie come una formica deficiente. Rido per il tempo che passa, per quegli idioti che non sanno accettarlo, rido per Michael Jackson perché potevano risparmiare al museo delle cere e metterci direttamente lui. Rido perché non può più neanche respirare, si è rifatto il naso quattro volte e ora respira col buco del culo; quando và al cesso deve trattenere il fiato. Rido per il lifting, perché immagino Cher starnutire e raccogliere le orecchie a terra e rialzarsi le tette che le erano scese sotto le ginocchia come un paio di pantaloni senza cintura. Rido perché al posto dei manichini, nei Crash Test, hanno cominciato a mettere dei cadaveri. Penso alle famiglie di quei cadaveri, i figli guideranno una macchina collaudata dal padre morto di infarto. Penso alla sensibilità, alla delicatezza di Lilywhite, a quanto il suo posto in questo mondo sia inappropriato. Forse il nome stesso, il candore che evoca è solo quello dell’ultima eiaculazione di Cat prima di scriverla, forse è il pensiero per sua figlia, forse era pedofilo… e allora rido nuovamente. Mi fa sorridere l’idea di quegli uomini che hanno seguito un sogno tutta la vita, hanno cercato la coerenza, lo scopo, e in punto di morte scoprono di aver sbagliato tutto, vedono in faccia il terrore e la miseria di non avere più tempo per cercare. Rido per fare piacere al dio dispettoso che ha fatto loro questo scherzo. Magari mi troverà simpatico e mi riserverà un posto nella dirigenza. Vivaldi ha dipinto l’estate come nessun pittore avrebbe potuto, Vivaldi era il Prete Scarlatto, Vivaldi oggi non ha trovato altro posto tra i miei pensieri. Vivaldi è l’ultimo pensiero.

Ironiaultima modifica: 2004-09-16T15:01:10+02:00da cat_stevens
Reposta per primo quest’articolo

Un pensiero su “Ironia

  1. uuuuuuuuuuuuaha hahahaha mi fai spaccare i reni dalle risate…. rido anch’io… uhm… solo per i cottofiok non rido… sento ancora il dolore… ma maicheal che trattiene il fiato mi ha mandato in apne… con cher ero in dispnea… se penso ad un altro paio di cose allora vado in asfissia… hihihi… come stai bastardo? io sono sospeso, come al solito… in balia dei segnali e in attesa che siano giusti… per cosa poi.. chi lo sa? io no! uuuuuuuahahahah a…. nono… non sto bevendo sono diventato un bravo ragazzo… ma stasera mi prendo una bella sbronza con la chiesarola… che poi castigherò come si merita… cosi che domani a messa abbia qualcosa da farsi perdonare dal prete…. uuuuuuuuahahaha un abbraccio asfissiolitico cunnutazzo

I commenti sono chiusi.