Frammenti

Un Viaggio

Non porto gli occhiali eppure quel giorno li avevo… due enormi lenti poggiate sul naso come telescopi sul mondo e un cielo e una strada. La nave percorreva singolari oceani e a cavallo c’era un marinaio con due lenti spesse come foglie. Accelerai, il motorino inghiottiva l’asfalto, il nero oceano, e per ogni centimetro percorso un nuovo pensiero restava nell’aria… un’immaginifica scia di parole mi seguiva era forse solo il fumo della marmitta. In quel movimento, in quella corsa, c’era tutto di me, c’era di fronte solo l’orizzonte… la sottile linea oltre cui non si può andare. E, mentre un sorriso aleggiava tra le pieghe del volto, caddi in una buca; l’asfalto inghiottì me e i miei pensieri. Gli occhiali si ruppero. Ora non vedevo bene, l’orizzonte era più lontano più sfocato. L’asfalto m’ingoiò e mi risputò come un frutto acerbo. Lo ero, ero solo una promessa acerba o immatura, lo era il mio sorriso stampato a fuoco. Eppure non mi accorsi di nulla, la corsa proseguiva senza gli occhiali. Ora il fumo c’era anche davanti e mi sorrideva con i suoi mille volti nel caos, rideva del suo scherzo, di come l’avessi eluso. Ma non arrivai quel giorno, la mia meta era, semplicemente, il viaggio. Così accelerai ancora fino a torcere il polso su se stesso, allo stremo delle mie energie, delle sue, fino al limite di quell’orizzonte, ora così nitido. Accelerai a tal punto da volare, da lasciare l’asfalto e i suoi buchi. Volai tanto in alto da toccare me stesso, da capovolgermi come la federa di un cuscino e dentro trovai piume e penne d’oca. Ne presi una, e intingendola nell’arcobaleno dipinsi un’elica poi un’altra. Avevo scritto il mio vero DNA, la mia storia a tinte variegate, la forma più intima dei miei pensieri… avevo scritto il mio destino e non me n’ero accorto…

Un Viaggioultima modifica: 2004-05-28T16:03:06+02:00da
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