Tre palle di vimini

Ho sogni frammentari, talvolta angoscianti, spesso confusi. Sogni come film, di fughe attraverso balconi di sconosciuti, stanze chiuse, scale strette e tetti spioventi. Stanotte ho sognato Sofia Loren, settantenne, che ci provava con me, mi invitava a seguirla, con una malizia solo sottintesa. E io pescavo, nella mia campagna, con un lago al posto delle colline, pescavo pesci diversi e tra essi una piccola sirena bionda, coi capelli ricci, il volto da ragazzina. L’ho ributtata in acqua, non me la sentivo di ucciderla e mangiarla. E ora, nel ricordo di quei sogni, tra sciabordii alcolici, movenze sensuali, ho rivisto quel lampadario di vimini a tre palle. Sospeso lì, per tanti anni, mi restituisce frammenti della mia infanzia, di me bambino dentro una culla, con in mano un albo gigante di Super Pippo, o – qualche anno dopo – la storia di Zio Paperone nella valle incantata coi girasoli giganti, e ancora lì, con la sua luce fioca, quando la culla non c’era più, a illuminare il vecchio armadio, il letto dei miei nonni, il me adolescente che bussava alle tapparelle, al centro della notte, per chiedere di entrare e di nuovo il me bambino che da questa stanza si affacciava fuori, verso il piccolo orticello sottomesso che oggi non c’è più. Sogno e ricordo si insinuano come serpenti, l’uno nell’altro, restituendo un confuso ordito che lo sguardo segue senza risolvere. È amore, è vita, eppure è solo ombra.

Tre palle di viminiultima modifica: 2020-08-08T21:31:43+02:00da cat_stevens
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