Cos’è l’ira? L’indignazione che muta d’abito. (Ser John Redidan Sherpan in “Il crepuscolo dei canguri”, pag. 12, Ed. Feltrinelli)
“L’immagine delle tue gengive aperte
come bottoni d’un roseto,
ricoperte del sale di quelle lacrime,
lacerate da unghie simili a quelle,
urlanti dello stesso dolore.
Non potevi immaginare
nemmeno in sogno
un orrore tanto intimo,
le tue carni affettate a piccoli ritagli
ogni terminazione nervosa
stimolata oltre i limiti della sua sublimazione.
Il tuo dolore puro
sebbene diluito nel tempo amico
ti insegnerà la lezione più grande
ed al contempo quella più inutile
perché non avrai modo di tramandarla a nessuno.”
Ti piace? L’ho scritta per te. Eh eh eh, sono un poeta o no? Dai, non fare così, smettila di piangere. Sai qual è la differenza tra l’acne ed un pedofilo come te? Nessuna, entrambi vengono in faccia ai ragazzini! Ah ah ah, bella questa vero? Non è mia ma pensavo potesse farti ridere, che so una di quelle robe lì, un riso amaro. Magari stai ridendo e non me ne accorgo, con tutto quel sangue, capirai, mica facile. Che dici? Ti dispiace? Non lo farai più? Anche a me dispiace, dico sul serio. Potessi tornare indietro lo farei ma sai com’è, quando uno si fa prendere dal nervoso, non si controlla. Poi se ne pente. Tu dovresti capirmi, lo sai che succede quando uno non si controlla? Tu potevi? E volevi? Sì, sì, ti dispiace, ho capito. Dai, non ci pensare. Adesso ti passo un altro po’ di sale sulle gengive e tra le piaghe, conficco altri due centimetri di quel fil di ferro nel tuo alluce e poi ti racconto un’altra barzelletta. Ma smettila di piangere, per favore. In fondo non l’ho voluto io questo. Dovevi pensarci prima ma del resto… meglio un uovo oggi che una gallina domani, diceva il gallo pedofilo! Ah ah ah, questa l’ho inventata io. Buona agonia, amico mio. Pagherai anche per gli altri ma dovresti saperlo: tutto il dolore del mondo, non può ripagare una singola lacrima d’infanzia.