Notte

E’ capitato di vagare per selve di perdizione, nella notte che inghiotte anime e orgasmi. Persone involte in un bolo vischioso, persone dimenticate o solo ignorate, persone che nessun enzima può sintetizzare. Vado oltre, attraverso quegli sguardi imploranti, quelle braccia tese, quegli spermatozoi sfortunati. E perdo quel senso che la notte mi aveva donato, congiungendomi al suono dei miei passi. Quante anime perse… prostitute succinte disposte a vendere la loro tribolazione al dio denaro o solo al dio pappone… vecchi emaciati sul bordo dell’abisso che chiedono una moneta per affogarla nell’alcol e dimenticare di averla chiesta… bastardini spaventati che non possono ambire al paradiso dei cani ma solo all’inferno degli uomini… La notte, quella fata o megera continua a ingoiare e ruttare fumi d’asfalto o resti di memoria. La notte, quella dolce e triste dama butterata di nei come fari di un qualche gas inerte… inerme… come il mio incedere, sofferto, malinconico e musicalmente fluido. Che strana notte… c’è un’anima totalitaria, compendiatrice, che attraverso il vuoto ripete se stessa, c’è un desiderio nell’aria di colore di qualcosa che renda visibile quel pulviscolo e lo tinga di vita… C’è qualcosa nell’aria come un fetore nauseante di bromoformio e ammoniaca… Scusate… solo una baldracca che mi ha tossito in faccia… il bromuro la sua medicina l’ammoniaca il suo male… Ora cerco solo una pozza, uno stagnante agglomerato di fango e smog per annegarmi, per soffocare il mio respiro e tutti i numeri che riempiono la mia mente… per disperdere nella melma i milioni di bambini perduti e crocefissi con chiodi fallici, per annegare nella sozzura le parole di sdegno sviscerate su povere donne, per asfissiare la lordura nel suo stesso brodo. L’estrema catarsi in questa notte è tutto questo ma è solo lassù che qualcosa mi sorride. La mia luna, meno male che c’è lei…