Mendicante

Ieri mio nonno ha avuto un piccolo tamponamento nei pressi della chiesetta accanto. L’ispirazione lo ha colto e ha riempito di simpatici epiteti l’uomo del crocifisso e la sua veneranda famiglia. Mia nonna ascoltava e capiva. Anche lei ha imprecato tempo fa, l’ho sentita. Eppure va a messa spesso, ascolta Radio Maria, e legge versetti. E allora ho capito tante cose. Ho capito che è facile credere quando tutto va bene e un po’ meno quando hai un cancro. Ho capito che la chiesa è spesso piena di credenti ma vuota di fede. Ho visto la bestemmia ovunque, stanotte in quel locale. Il rumore assordante di danze tribali miste a un ritmo house è una bestemmia, l’urlo di uomini che rifiutano di ascoltare la loro coscienza e il suo religioso e inquietante silenzio. Una preghiera inversa. L’uomo stesso è un insulto ambulante a dio, ogni suo atto è una vendemmia di ingiurie. Non tutti per fortuna, qualcuno si salva. Mi son chiesto dove siano finiti i veri credenti se davvero le chiese son piene di credenti che non hanno fede ma solo timore. Lì nel mezzo ce n’è qualcuno ma sono pochi. E poi la Chiesa stessa è un edificio i cui mattoni sono parole d’offesa. Se dio esiste non può avere una casa con porte e finestre. Se dio esiste non può avere orari d’apertura al pubblico né pretendere denaro per bruciare una preghiera di cera. La più grande bestemmia è quest’ipocrisia. Ho rinnegato la mia fede; non sto meglio ma mi sento più pulito e ora giro nei pressi di un cenacolo celeste, tra divinità ignorate o solo sconosciute con un piattino in mano: “Fate l’elemosina a un povero miscredente… cerco solo un centesimo di fede, fate l’elemosina…”