I Ragazzi Dell’80

I ragazzi dell'80 erano tutti un po' strani. Amavano chiamarsi con dei soprannomi, c'era il Gazza, Otto, il Fritz, lo Storpio, Cavallo Pazzo. Amavano prendersi per il sedere e prendere per i fondelli le cosche di marzapane avversarie. I ragazzi dell'80 avevano un'etica comune e un unico denominatore: il loro gruppo era chiuso,  nessuno poteva invaderlo né entrarci e forse nessuno voleva realmente farlo. I ragazzi dell'80 sono tutti raggruppati in una foto di classe, l'acne e la volitività permeano il loro volto da maciste del futuro. Il presente appartiene loro e il futuro è una minaccia grande quanto un diptero abbandonato dalle sue ombre crepuscolari. I ragazzi dell'80 hanno frenesia nello sguardo, i loro ormoni scalpitano come mustang imbrigliati, le loro bocche mostrano solo rughe di riso. Cantano all'unisono canzoni che la memoria ha relegato al futuro. La loro foto non sbiadisce, il loro spirito non si placa e permea l'aria come un dettame alato di divina ispirazione. I ragazzi dell'80 mostrano denti bianchi, hanno la pelle liscia, i lineamenti indefiniti, ali implumi ma aspirazioni pindariche. Chi li potrà dimenticare? Non c'è posto per l'oblio, quell'anno è stato segnato sul calendario celeste, quell'anno è colmo di date da ricordare anche per chi non lo volesse. C'erano discoteche piene di canzoni insulse ma leggendarie, c'era Blue degli Eiffel che inondava le discoteche di luoghi comuni sul Da Ba Dee Da Ba Daa, c'era Ballando al Buio che presagiva notti di invereconda perdizione emotiva. I ragazzi dell'80 forse non sono più importanti di tutti gli altri ma non ditelo a nessuno; ci piace credere che la pazzia sia il luogo più modesto in cui nascondere le nostre segrete manie di grandezza. E intanto un quarto di secolo ha preso il volo e io ascolto ancora It Must Have Been Love come quando avevo 14 anni…