Io e il mio cane

Tipo di cane volgarmente definito “d’appartamento” o “da cova” essendo in grado di stazionare per ore nello stesso punto in cui lo si poggia, purché vicino a dei piedi umani. L’etimologia del suo nome appare incerta ma l’origine più probabile lo fa risalire addirittura alla dinastia Ming. Pare che durante una cena nel palazzo imperiale un servo particolarmente impacciato inciampasse sul cane dell’imperatore Ho-Un Can Uz-zù, schiacciandolo ed esclamando “SHITS – ZU!”che in cinese antico vuol dire “cane di melda!”. L’imperatore, dopo aver bruciato il servo, decise, in sua memoria, di chiamare così ogni cane di quella razza. Unico, nel genere, a non manifestare particolari istinti sessuali, lo shitzu ha la potenza riproduttiva di un panda imbalsamato ed a questo è dovuto il costo esoso di questi peluches a rotelle. Numerosi filmati mostrano le imbarazzanti performances sessuali di tali esemplari. Nel tempo che il maschio ha impiegato a montare sulla femmina, la stessa ha già svuotato la ciotola del cibo, dell’acqua, ha fatto i bisogni ed è tornata. Tali comportamenti non scoraggiano il maschio che si dedica alla compagna con particolari cure ed è solito proporle divertenti giochi sessuali, spesso scambiati dagli etologi per maldestri tentativi di accoppiamento. Egli sale, quindi, in groppa alla cagnetta e le massaggia ripetutamente la coscia con l’organo sessuale; talvolta, confuso forse dal folto pelo, sale al contrario ma le cagnette di questa razza rifiutano sempre fugaci rapporti orali. Dopo qualche giorno di questi rituali, normalmente si usa issare il cagnetto sopra e indirizzarlo alla bisogna. Ogni tanto avviene la copula e rarissimamente anche il concepimento. Lo shitzu è il risultato di selezione genetica molto accurata; onde privilegiare gli individui più pigri si suole mettere su un divano una decina di maschi, l’ultimo che si alza sarà scelto per l’accoppiamento. In tal modo ci si garantiranno esemplari in grado di dormire più di un gatto e di spiccare salti che vanno dai dieci ai venti centimetri, in modo da permettere che salgano sul divano ma impedire che abbiano la necessaria prestanza per salire su un letto. Altra peculiarità di questo cane è il fatto di poterlo nutrire solo con croccantini ed acqua limpida. Il motivo di tale scelta non risiede nelle abitudini alimentari della bestiola ma in quelle puliziere del padrone: uno shitzu nano, infatti, è in grado di assorbire dai due ai tre litri di salsa con il pelo intorno al muso, prima ancora di aver raggiunto la base del piatto con i denti. E’ altresì capace di aumentare la sua massa fino al doppio del suo valore se portato a passeggiare in un campo aperto. Insetti, piante ed oggetti di ogni tipo riusciranno ad annidarsi ovunque e quando il peso non lo permettesse il cane è in grado creare degli annodamenti nel pelo di grande resistenza. Per questo motivo spesso è opportuno acquistare, insieme al cagnolino, anche un toelettatore professionista. Tutte queste caratteristiche rendono lo shitzu, il cane di razza che in media viene abbandonato più di frequente. Questo fenomeno è poco noto poiché è molto difficile osservare shitzu allo stato libero, mescolati ai comuni randagi, giacché, nelle ore successive all’abbandono, lo shitzu prova a ritrovare la strada del divano di casa ma essendo dotato di un pessimo senso dell’orientamento e non vedendo praticamente ad un palmo di muso, finisce per lasciarsi morire di inedia.

 

E dopo questi cenni generici, è opportuno che mostri alcuni episodi che possano far capire perché un uomo da sempre amato dalle bestiole, scambiato dai più per la nona incarnazione del poverello d’Assisi, oggi preferirebbe donare le stesse bestiole (gatto in testa) alla scienza per gli usi consentiti dalla legge.

 

Episodio 1 (episodico): due estati fa, a pochi mesi di vita, il minchione è riuscito a cadere dalla scala a chiocciola. Intendiamoci, l’ho assistito sempre le prime volte ma pensavo avesse imparato e nelle ultime sortite l’avevo lasciato solo. Invece s’è fatto un piano al volo, per fortuna attutendo la caduta con i suoi sei kili di pelo. Ho pianto tantissimo, pensando alle parcella del veterinario. Poi per fortuna il cane non ha riportato danni.

 

Episodio 2 (episodico): tempo fa ho esortato la bestiola a scendere dal sedile della macchina per andare in strada a fare il solito ettogrammo di praline al cioccolato. L’animale ha spiccato il salto (era la centoundicesima volta che lo faceva) con la solita agilità da tasso enfisemico  ma stavolta ha tirato una funciata sul nudo asfalto.

 

Episodio 3 (episodico): un paio di settimane fa, durante la passeggiatina evacuatoria ho deciso di lasciargli un po’ di libertà togliendo il guinzaglio. Nel raggio di un paio di chilometri c’era una sola pozzanghera, profonda un cazzo, un cazzo e mezzo. Mi distraggo un secondo per cambiare canzone nell’aipod e mi ritrovo il coglione (dico affettuosamente) immerso fino al ciuffo nel fango. L’ho tirato fuori, mentre ringraziavo a modo mio il Signore di tanta fortuna, ed a casa l’ho ripulito col rastrello ed asciugato col battipanni.

 

Episodio 4 (episodico): mentre ero in camera da letto sento guaire fortissimo dal salotto accanto. Abituato al fatto che il cane non abbaia nemmeno se gli pinzetti le orecchie con una cucitrice (testato, è vero) sono corso immediatamente dall’altro lato. Dopo avergli dato del coglione un paio di volte l’ho riaggiustato. In pratica mentre si grattava le orecchie si è segato l’unghia nel tentativo di liberare la zampetta dopo essersela incastrata in un nodo di pelo. Ovviamente ho dovuto agire chirurgicamente, tentato fino all’ultimo se tagliare la zampa o il pelo. Il pelo non costava veterinario. Via il pelo.

 

Episodio 5 (sitematico): quando mi preparo per farlo uscire il cane lo capisce e prende sontuose rincorse per salterellarmi allegramente sull’anca. SISTEMATICAMENTE tira qualche craniata contro il mio ginocchio o contro lo spigolo del tavolo o qualche cassetto semiaperto, senza mai proferire guaito tra l’altro.

 

Episodio 6 (sistematico): il cane adora le scale, gli piacciono proprio; soprattutto i gradini. Ogni volta che ne sale qualcuna sente l’irrefrenabile bisogno di spizzicare qualche gradino col mento o con la fronte, dopo aver preso acconcia rincorsa. Anche qui, nessun guaito.

Io e il mio caneultima modifica: 2010-10-25T16:10:48+02:00da cat_stevens
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